Cercare di essere primi su Google ormai è diventata una moda, una questione di vanità ancora prima che di sostanza.
Ma ti se mai chiesto se davvero ne vale la pena? O semplicemente quanti benefici potresti ottenere scalando le SERP?
E infine. Hai fatto un’analisi di mercato preliminare per capire con quali parole chiave posizionarti, con quali sono posizionati i tuoi competitor, quali possono convertire meglio?
La conversione è l’azione che vuoi che l’utente compia una volta arrivato sul tuo sito. Ad esempio, a seconda del tuo business, conversione può voler dire vendere un oggetto, essere contattato da un potenziale cliente a cui desideri vendere un servizio, e così via.
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So che ci sono fior fiore di esperti di marketing e consulenti che dovrebbero rispondere a queste domande, è il loro lavoro, il mio lavoro. Ma so anche che i clienti troppo spesso non vogliono sentire ragioni, preferiscono uno specchietto per le allodole a un risultato concreto, per poi lamentarsi se il fatturato non cresce come avrebbero voluto. Del resto chi ha detto che il cliente ha sempre ragione era senza dubbio un cliente, su questo non ci piove.
Se ti senti chiamato in causa, dunque, questo articolo è sicuramente rivolto a te. Tu che mi chiedi di essere primo con la keyword “scarpe”. Tu che vuoi superare il sito della pizzeria concorrente, costi quel che costi. Tu che vuoi essere primo su Google perché ti hanno detto che oggi serve, altrimenti non sei nessuno.
Proviamo a fare un po’ di chiarezza. Ti darò 3 consigli di buon senso, da cui partire per evitare di commettere i più comuni errori di valutazione.
1) Essere primi su Google non è il fine, ma un mezzo
Non ho la presunzione di insegnare il mestiere di imprenditore a clienti che lo sono da tutta una vita. Però ho il dovere di dissuadere chi, confuso dagli infiniti misteri della SEO, perde di vista il proprio modello di business, credendo che raggiungere la vetta nei motori di ricerca sia l’OBIETTIVO.
Aumentare il traffico organico può certamente portare benefici complessivi, a patto che il traffico sia qualificato, segmentato e che, una volta arrivato sul sito sia indirizzato verso quelle che mi piace chiamare pagine obiettivo.
Chi arriva sul tuo sito deve farlo attraverso una ricerca pertinente rispetto al prodotto/servizio che vuoi vendergli, altrimenti rischi di generare una gran quantità di traffico che non porta a nessun risultato concreto.
2) Lascia perdere i volumi di ricerca
Un altro errore molto diffuso, soprattutto tra i clienti che non sono completamente a digiuno di SEO e posizionamento sui motori di ricerca, è quello di puntare subito in alto. Si sa che i grandi numeri affascinano.
Come sempre mi piace fare esempi concreti per spiegare meglio il mio pensiero. Ipotizziamo che tu sia il proprietario di un bellissimo agriturismo in una sperduto paesino irpino. La location è incantevole, i prodotti genuini, quindi la deduzione ovvia: “se fossi primo su Google per la chiave di ricerca “agriturismo” le persone non perderebbero un attimo prima di seppellirmi letteralmente di prenotazioni. Dovrò assumere personale e ampliare la struttura!”.
Del resto, stando alle stime di Semrush, la keyword “agriturismo” viene digitata poco più di 201.000 volte ogni mese. Cosa vuoi di più.
Se invece provassimo a dare un’occhiata alle parole chiave correlate potremmo scoprire che molte ricerche sono (ovviamente) di tipo local: “agriturismo campania”, “agriturismo Avellino” e così via. Ma potremmo andare oltre e scoprire che tante persone hanno le idee chiare digitano queries ancora più specifiche, come “agriturismo con maneggio Avellino” (circa 40 ricerche mensili).
Ovviamente non tutti hanno un maneggio o la possibilità di offrire passeggiate nel bosco limitrofo, ma quasi sempre si puoi cercare di intercettare le intenzioni di ricerca che corrispondono alle tue peculiarità, quelle che vuoi valorizzare. Inoltre riuscire ad emergere per le cosiddette parole chiave a coda lunga ti aiuterà ad acquisire rilevanza anche per topic più generici, come ad esempio “agriturismo avellino”.
3) Dimentica tutto quello che ho detto, essere primi su Google è fondamentale!
Non sono impazzito, tranquillo 🙂
Ricordi tutto il discorso sul modello di business e le pagine obiettivo? Non è sempre così. Non tutti hanno qualcosa da vendere, a volte lo scopo di un progetto è semplicemente fare grandi numeri, generare traffico e dismisura e monetizzare con la pubblicità.
Questo è solo un esempio, ma potrei citarne altri analoghi. Spesso succede anche che le due cose vadano di pari passo. Pensa a quei siti che fanno tanti soldi grazie alla pubblicità, ma allo stesso tempo monetizzano anche con le affiliazioni (quindi guadagnano pubblicizzando prodotti specifici e ricevono una percentuale sulla vendita qualora il cliente completi l’acquisto seguendo il loro consiglio).
Come vedi le soluzioni sono molte e, come spesso accade, la risposta più azzeccata quando si parla di SEO è: dipende!
Dipende dal progetto, dalla struttura organizzativa della tua azienda, dal pubblico a cui ti rivolgi, ecc… La cosa più importante è valutare bene e non lasciarsi trascinare dalle tendenze modaiole, soprattutto quantificare il costo-opportunità di una scelta che potrebbe sfociare più in una ricerca di vanità che in un ritorno concreto sul fatturato.